L’Italia che non decolla

Tra disoccupazione (anche e soprattutto giovanile), aziende in crisi che chiudono e spese in costante calo, la nostra Italia è con l’acqua alla gola in mezzo a questa crisi economica. Tra promesse politiche mai mantenute e tentativi di rivoluzione il sistema produttivo italiano, fino ad ora abbiamo visto dei brevi sprazzi di luce ma, in realtà, siamo ancora dentro la crisi e non siamo ancora capaci di uscirne.

Iniziamo dalle aziende: ogni giorno nel nostro paese chiudono tante aziende. Nel 2013, secondo i dati CERVED, hanno chiuso circa 111.000 aziende (oltre 304 al giorno), facendo segnare un incremento del 7,3% rispetto al 2012. Ogni azienda che chiude è un fallimento per l’Italia, che non è riuscita a far sì che quella specifica realtà economica potesse aver successo e brillare (certo, bisogna anche valutare il tipo di azienda e le motivazioni che stanno dietro alla chiusura).

Quando un’azienda chiude ci sono delle conseguenze non solo per il proprietario ma anche per i dipendenti, che rimangono senza lavoro. Questo, da un punto di vista economico, porta a gravi problemi perché sono tantissime le persone che non riescono a far fronte ai propri debiti, ad esempio i finanziamenti contratti in passato. In questo caso si rischia di non pagare, di essere iscritti nel registro dei cattivi pagatori e di vedersi chiuse nel futuro le porte del credito (a meno di non optare per dei prestiti protestati o per dei prestiti cattivi pagatori, a seconda della propria situazione specifica).

I problemi dell’Italia sono tanti, tra la politica che non riesce a liberarsi di alcuni privilegi oramai fatti propri e fino alla notoria lentezza della legge nostrana, che pure ha i suoi costi. A questo punto ci si chiede: come fare per liberarsi di questa zavorra e far sì che l’Italia possa tornare a volare?