Le Migliori Scuole per diventare Manager

Diventare manager è il sogno di molti, purtroppo non tutti riescono. Alcuni degli aspetti fondamentali che la persona – manager deve possedere sono:

  • ·Capacità di comunicazione a tutti i livelli, sia verso l’alto che verso il basso e lateralmente. Bisogna inoltre essere in grado di ascoltare le altre persone. Molti dei migliori manager parlano il meno possibile e ascoltano tanto
  • · Persuasione, dato che bisogna saper convincere tutti, dai dipendenti sul fatto che il modo di operare è valido ai clienti sul fatto che il prodotto che essi devono acquistare è interessante.
  • · Leadership, uno degli aspetti fondamentali. In poche parole occorre guidare l’azienda e spingere altre persone a seguirti nella direzione in cui si vuole andare.

Un manager è questo e anche di più e purtroppo non sono cose che ti insegnano (almeno non completamente) in una scuola per manager. Nonostante questo, frequentare una valida scuola manageriale è fondamentale per poter perseguire con successo questo obiettivo.

Tra le migliori scuole in assoluto vediamo la Scuola di Amministrazione Aziendale di Torino, legata all’università del capoluogo piemontese, una delle uniche scuole in Italia in grado di formare manager con un’esperienza diretta nel campo del lavoro. La formazione prevede un corso di laurea triennale e due master, uno incentrato sui disturbi dello spettro autistico e uno che forma direttori di presidi ospedalieri.

E’ importantissimo, per riuscire a diventare manager, possedere una laurea in Economia e Commercio, dato che questo corso di laurea fornisce tutte le basi per conoscere ed affrontare le principali problematiche aziendali sotto tutti i punti di vista.

AGGIORNAMENTO 5 SETTEMBRE 2020

L’alternativa ONLINE

Nel 2020 (e in tempi di COVID, a settembre si prevede una seconda ondata di contagi e la quasi totalità della didattica sarà spostata a “distanza” o DAD, anche per gli atenei) le alternative alla frequentazione “fisica” dell’Università non mancano. I corsi universitari online sono ormai una realtà accettata e il percorso di studi compiuto da remoto ha la stessa dignità e lo stesso valore LEGALE di una laurea conseguita in presenza. A qualsiasi livello, la formazione online è una scelta sempre più praticata da studenti e lavoratori per conseguire titoli, avanzamenti di carriera e migliorare il proprio CV.

Errori che un manager del mondo digitale non deve fare

digital-managerMano a mano che l’aspetto digitale di un’azienda diventa sempre più forte (tanto che ci sono aziende che basano su internet e sul digitale il loro intero business), avere delle giuste capacità per affrontare questo particolare mondo è una competenza fondamentale. Qual è, allora, il modo migliore per affrontare la gestione di squadre di persone che operano nel mondo digitale? Diamo una risposta a questa domanda parlando di cosa non bisognerebbe fare.

Non far collaborare i propri dipendenti. Se la squadra che si gestisce ha dei designer che creano file in Photoshop e li danno agli sviluppatori per realizzare un certo lavoro, senza curarsi di eventuali problematiche che questi ultimi potrebbero avere, potrebbe essere necessario instaurare più collaborazione. Bisognerebbe fare in modo che la soluzione finale di un progetto digitale sia trovata da tutti, in maniera uguale.

Non avere degli obiettivi chiari. I manager devono creare la cultura della misurazione continua degli obiettivi della squadra. Senza questa attenzione e senza che si capisca in che direzione chiara si sta andando, le energie possono essere spese in maniera errata.

Lasciare che la paura del fallimento regni sulla sperimentazione. La sperimentazione è essenziale. Per natura, alcuni esperimenti riescono, altri no. In un’azienda la cultura comprende, troppo spesso, parlare dei fallimenti a bassa voce, piuttosto che vedere la cosa come un modo per poter imparare delle cose. I manager hanno bisogno di evitare di instillare la paura del fallimento, solo in questa maniera si riesce a fare sperimentazione nella maniera corretta.

Sottovalutare la velocità del cambiamento. I manager devono sviluppare delle squadre digitali forti anche nel cambiare mentalità e approccio alle cose. Il digitale va avanti ad una velocità impressionante, il buon manager sa che non bisogna farsi lasciare indietro.

Come essere un buon manager, 6 consigli per tutti

managerEssere un manager, in qualsiasi settore ci si trovi a lavorare, può essere un lavoro molto soddisfacente, ma può anche essere molto difficile. si ha bisogno infatti di trovare il giusto equilibrio tra cordialità e autorità. Sarà necessario creare un buon clima di squadra per poter raggiungere degli obiettivi più grandi. Ecco alcuni consigli utili.

1. Fare il proprio lavoro. Prima di tutto bisogna cercare di fare il proprio lavoro. Gestire delle persone non è una scusa per far fare loro il lavoro che si sarebbe dovuto fare da sé. Il personale rispetta il manager che lavora e che ” ci dà dentro” come tutti gli altri, a volte anche di più.

2. Riconoscere il positivo. Bisogna sempre vedere gli aspetti positivi del personale che si gestisce e il loro lavoro. Non bisogna essere uno di quei capi che vede solo quello che manca piuttosto che ciò che è stato raggiunto. E’ molto demoralizzante per il personale avere qualcuno che vede solo quello che è stato fatto di sbagliato. Una lode genuina e significativa è fondamentale per raggiungere gli obiettivi di lungo periodo.

3. Essere vulnerabili. Se si commette un errore, cosa che può capitare, bisogna chiedere scusa. Può essere una cosa spaventosa e sembrare “non normale” per un manager scusarsi con i suoi dipendenti, ma il personale apprezzerà l’onestà.

4. Dare l’esempio. Se si vuole che il proprio staff si comporti in un certo modo bisogna dare l’esempio. Non è giusto aspettarsi che il personale faccia qualcosa se non lo si sta facendo in prima persona.

5. Divertirsi. Il divertimento al lavoro rende il lavoro più facile per tutti, permette di stringere rapporti positivi e rafforza la squadra. Ecco perché bisogna assicurarsi di pianificare delle giuste attività di divertimento, non appena si può.

6. Fidarsi di sé stesso. Alla fine della storia, non esiste un modo giusto di essere manager. Autostima, fiducia in sé stessi e la capacità di imparare attraverso gli errori sono due aspetti fondamentali.

Il ruolo dell’AD, com’è cambiato negli anni

amministratoreIl ruolo dell’Amministratore Delegato, noto anche come AD, è uno dei più ambiti a livello aziendale. Sostanzialmente, un amministratore delegato è il “capo” di un’azienda, colui il quale ha il potere di decidere, in pratica, su tutti gli aspetti aziendali e che decreta, con le sue strategie, il successo o il fallimento, di una compagnia.

Nel nostro paese il ruolo di Amministratore Delegato esiste praticamente da sempre, ma questo non vuol dire che esso non sia mai cambiato.

Ogni Amministratore Delegato, ovviamente, deve essere al passo con i tempi. Oggi, rispetto a qualche anno fa, ad esempio, un buon Amministratore Delegato deve essere capace di comprendere anche l’uso di internet e dei social network, dato che la rete è un canale capace di veicolare traffico, utenti e clienti. Addirittura ci sono aziende che realizzano campagne promozionali esclusivamente per la rete, e non è un caso.

Il modo di lavorare, oggi, è nettamente diverso rispetto a quello del passato e oggi bisogna essere più veloci. Di conseguenza, anche il ruolo dell’Amministratore Delegato deve essere più dinamico rispetto al passato, altrimenti si rischia di farsi travolgere dagli eventi, con il conseguente rischio di un (brutto) fallimento.

Un Amministratore Delegato è, da sempre, il creatore della cultura aziendale. Egli indica la direzione generale da seguire e dovrebbe avere in sé la capacità innata del leader, ovvero la persona da seguire a livello lavorativo.

Proprio per i suoi compiti e per le sue responsabilità, l’Amministratore Delegato è il “volto” dell’azienda, colui che prende i meriti principali se le cose vanno bene, ma anche colui che viene licenziato “in tronco” se le cose dovessero andare male.

Un ruolo delicato, ma dalle grandi soddisfazioni, sia da un punto di vista della carriera che, ovviamente, economico.