Come cambia il management in tempi di Smart Working?

 

Come evolve la figura del manager, col suo bagaglio di competenze e  doti relazionali collaudate all’interno di aziende organizzate in modo tradizionale, se in azienda si adotta lo Smart Working?

 Per Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, passare allo Smart Working significa 

“mettere in discussione i tradizionali vincoli legati a luogo e orario, lasciando alle persone maggiore autonomia nel definire le modalità di lavoro, a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati. Autonomia, ma anche flessibilità, responsabilizzazione, valorizzazione dei talenti e fiducia diventano i principi chiave di questo nuovo approccio”

Quali sono in questo contesto le competenze che il manager deve affinare per mantenere una leadership efficace?

Gestire a distanza il  team, mantenendo alte la concentrazione e la produttività, è possibile soltanto attraverso l’elaborazione di un piano di lavoro ben strutturato, che fornisca ai lavoratori linee guida molto precise. Se lavorando nello stesso ufficio la soluzione ai piccoli e grandi problemi arriva spesso in maniera informale dal confronto immediato tra colleghi, in modalità smart  diventa fondamentale fornire strumenti e riferimenti chiari. A chi rivolgersi per risolvere eventuali problemi tecnico-informatici? Quale prassi seguire per accedere a dati e documenti? Quali strumenti utilizzare per una comunicazione efficace con colleghi, superiori e clienti?  La stesura di un calendario delle attività e delle scadenze puntuale e aggiornato sarà la base sulla quale il manager fonderà l’intera attività del team.

Sono passati molti anni da quando l’economista e saggista Peter Drucker coniò la definizione ‘Management By Objectives,’ perfettamente in linea con l’essenza dell’attuale Smart Working, per descrivere un modello di lavoro incentrato sul raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Iniziare a lavorare in modalità Smart Working significa rivedere in maniera sostanziale il ruolo centrale del manager su aspetti cruciali per la propria leadership: comunicazione, delega, valutazione, proattività.

Comunicare con il team rinunciando alle riunioni tradizionali, assegnare obiettivi chiari e valutare le performance abbandonando il monitoraggio costante del personale, valorizzare i risultati raggiunti e individuare i talenti all’interno del proprio team avendo come unico riferimento il risultato raggiunto nelle attività assegnate, tutto questo è possibile a beneficio della produttività!

A tal proposito l’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano ha recentemente mostrato che il lavoro agile potrebbe garantire all’Italia un incremento della produttività di ben 13,7 miliardi di euro.

Anche se i dati parlano di un 99% di lavoratori soddisfatti delle nuove formule di Smart Working, siamo davvero certi che il lavoro da remoto sia adatto proprio a tutti?

O meglio, un buon manager all’interno di un sistema tradizionale saprà esercitare un’azione altrettanto efficace in modalità smart?

Sì, se sarà disposto a dare fiducia ai collaboratori, a coinvolgerli e a ragionare per obiettivi.  

Sì, se saprà rinunciare ad avere il controllo costante delle persone in ogni fase del loro lavoro. 

Sì, se saprà comunicare in maniera chiara e agile, evitando le riunioni fiume, troppo costose ( in Europa ben 32 miliardi di euro all’anno vengono spesi in riunioni improduttive), a volte caotiche e troppo spesso demotivanti.